Nella chiesa di San Giovanni Battista in Induno Olona sono esposte due riproduzioni a grandezza naturale della Sacra Sindone.

La prima stampa (sfondo giallo) riproduce il telo conservato a Torino, che reca la famosa immagine impressa in negativo; la seconda stampa invece (sfondo scuro), riporta la stessa immagine elaborata digitalmente per ottenere il positivo.

Le immagini della Sacra Sindone sono posizionate nel transetto laterale destro della chiesa, a fianco dell’altare principale; sono poste l’una a fianco all’altra in posizione verticale, diversamente da come siamo abituati a vedere l’originale conservato a Torino in orizzontale. Il visitatore può muoversi attorno ad esse, come fossero delle sculture a tutto tondo, per contemplare sia la parte frontale che la parte retrostante.
Di primo acchito, l’impatto visivo è certamente notevole, grazie anche alla retroilluminazione che conferisce alle stampe una forza comunicativa impressionante. Sono distintamente riconoscibili tutti i segni delle torture inflitte al Crocifisso; in particolare, il color rosso carminio impresso in larga parte sul telo evidenzia la copiosità delle perdite di sangue dalle ferite.
L’effetto negativo/positivo visibilmente tridimensionale della Sindone fu scoperto nel 1898 con lo sviluppo della lastra fotografica ottenuta dopo il primo scatto al telo, effettuato dall’avvocato torinese Secondo Pia. Questa particolarità è certamente la caratteristica che più colpisce e meraviglia l’osservatore dei nostri tempi (e cioè di coloro che l’hanno vista dal 1898 in poi dato che prima il positivo non era conosciuto).

E’ innegabile che l’impronta in negativo dell’uomo della Sindone non stabilisca una sintonia con l’occhio dell’osservatore, infatti l’inversione dei chiaroscuri non facilita la comunicazione tra l’oggetto e il soggetto che la scruta.
L’esatto contrario avviene se si osserva il positivo della stessa immagine: appare senza veli un’impronta umana leggibile, commovente, composta e regale.
Come detto poc’anzi, è singolare che per poter apprezzare la Sindone in questo modo sia stato necessario l’apporto della scienza fotografica, scoperta solo poco prima della metà dell’1800. In definitiva, per secoli il Sacro Lino è stato guardato senza poterne ammirare la sensazionale immagine misteriosamente nascosta.

Dunque, perché mai sin dalle sue origini il misterioso telo è stato custodito, conservato e nascosto per preservarlo dalla distruzione, sebbene fosse un’ inquietante stoffa funebre intrisa del sangue e del sudore di un condannato a morte, con impressa un’ impronta umana per nulla empatica?
E’ lecito pensare che i motivi fossero legati alla straordinaria persona che in quel telo era stata avvolta. Quest’uomo in vita ha convinto e impressionato a tal punto chi l’ha incontrato da costringerlo a conservare anche il suo telo funerario, per quanto si trattasse di un oggetto impuro, e a tramandarlo con assoluta attenzione e devozione. Viste la storia e le caratteristiche dell’immagine, cui si sommano le specificità della figura che vi è impressa, questo telo non può aver avvolto altri che Gesù Cristo crocifisso a Gerusalemme nell’aprile dell’anno 30.

Ai detrattori si può consigliare di approfondire i risultati degli studi multidisciplinari svolti negli ultimi anni e di considerare che, in origine, l’opportunità o meno di datare con il metodo del radiocarbonio la sindone (un particolarissimo reperto eccessivamente contaminato nel tempo ) non sia stata in origine sufficientemente valutata.
In aggiunta, è certamente degna di nota la vicenda storica che ha accompagnato il telo nei viaggi da Gerusalemme a Torino, una storia estremamente affascinante che coinvolge crociati, templari , principi, re e casate.

La storia antica della Sindone dicevamo è uno dei misteri più affascinanti di questo prezioso lino. Recenti studi confermano un’antica tradizione che attribuisce a san Giuda Taddeo Apostolo (uno dei dodici) il trasporto da Gerusalemme a Edessa (oggi Urfa, nel sud-est della Turchia) della miracolosa sembianza di Cristo, che guarisce il re della città, Abgar, dalle sue infermità ; la ricerca dimostra come il rapporto fra le numerose testimonianze letterarie e la figura di Giuda Taddeo sia possibile (NUOVA LUCE SULLA SINDONE – Storia Scienza Spiritualità – Emanuela Marinelli – edizioni Ares 2020).

L’esistenza a Edessa di un panno con impresse le sembianze di Gesù è riportata in numerose fonti, fra le quali rivestono particolare interesse quelle arabe, sia cristiane che musulmane. In questi testi si parla sempre di un Mandil, un fazzoletto di ridotte dimensioni, sul quale e visibile il solo volto di Cristo; ma ciò non è un ostacolo all’identificazione di questo tessuto con la Sindone, in quanto altre fonti riferiscono che il telo, chiamato dai bizantini Mandylion, era tetradiplon (piegato quattro volte). È lecito dunque ritenere che questa misteriosa stoffa fosse la Sindone, ripiegata in modo da mostrare solo il volto. Sul lino conservato a Torino sono state anche identificate tracce di antiche pieghe che rendono plausibile questa identificazione. Il Mandylion che giunse a Costantinopoli il 16 agosto del 944 proveniente da Edessa potrebbe dunque verosimilmente essere la Sindone. Ciò è confermato dall’indagine iconografica: le copie del Mandylion, e in generale tutte le raffigurazioni di Cristo dal IV secolo in poi, sono ispirate dalla venerata reliquia. Il cofanetto che conteneva il Mandylion potrebbe essere stato aperto durante la lunga permanenza a Costantinopoli dal 944 al 1204. In questo modo era possibile vedere non solo il volto di Gesù, ma tutto il suo corpo con i segni della Passione. Ciò potrebbe giustificare l ’apparizione, avvenuta nel corso del XII secolo, di un nuovo tipo iconografico, denominato in occidente Imago pietatis.

Un ulteriore fatto singolare nella storia del Sacro lino è il suo ritorno alla Chiesa dopo lunghi secoli nel 1983. Dopo la Crocifissione rimase in possesso dei primi cristiani della giovane chiesa di Gerusalemme. Dal 1453 è proprietà della casa Savoia. Con la morte di Umberto di Savoia avvenuta il 18 marzo del 1983, la Sindone passò per volontà testamentaria in proprietà della Santa Sede. Questo accadde dopo secoli di vicissitudini, nella quale è passata di mano in mano senza essere di “proprietà” della Chiesa intesa come “istituzione”.

Si riporta a seguire il contenuto di una lettera di Emanuela Marinelli -professoressa sindonologa – e del professor Livio Zerbini – docente di storia romana all’Università di Ferrara – pubblicata sul numero di Focus di settembre 2017 in risposta ad un articolo sulla Sindone pubblicato qualche tempo prima dalla medesima rivista.

“Le obiezioni che vengono mosse all’autenticità della Sindone si basano soprattutto sulla datazione radiocarbonica eseguita nel 1988 che collocava l’origine del tessuto fra il 1260 e il 1390 d.c. Il frammento prelevato per la datazione proveniva però da un’area marginale, non rappresentativa dell’intero tessuto. Per di più le sostanze con cui il lenzuolo è venuto a contatto nei secoli possono aver influenzato il risultato. E, per finire, anche i rammendi subiti nel corso dei secoli hanno alterato la quantità di radiocarbonio presente nel tessuto. Molte altre ricerche avvalorano invece l’autenticità della Sindone : oltre la presenza di pollini del Medio Oriente, di aloe e mirra, di aragonite simile a quella delle Grotte di Gerusalemme, il sangue umano testimonia un contatto del cadavere con il lenzuolo per 36- 40 ore. Non ci sono tracce di putrefazione. Gli scienziati sono però incuriositi soprattutto dalla presenza dell’immagine umana ,causata da una disidratazione e ossidazione estremamente superficiale della cellulosa dei fili di lino. Solo con un laser ad eccimeri, che emette una radiazione ultravioletta ad alta intensità presso il Centro di ricerche Enea di Frascati (Roma) è stato possibile riprodurre le caratteristiche dell’immagine (su un piccolissimo frammento). Come ha potuto il cadavere lasciare questa impronta sul telo?”.

La chiesa di San Giovanni Battista in Induno Olona è aperta tutti i giorni e si trova in Piazza Giovanni XXIII° in Induno Olona (VA).

Per approfondimenti visitate il sito ufficiale: https://www.sindone.org