«La tragedia di un Dio diventato utopia»

Dall’ Intervista al cardinale Angelo Scola su Il Foglio del 1° settembre

“La tremenda uccisione di padre Jacques Hamel significa che il martirio del sangue è ritornato in Europa, e questo è un fatto su cui è necessario riflettere in profondità da parte di tutti, a cominciare da noi cristiani”. Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, parte dall’ultima di quelle “tragedie terribili e insopportabili” per riflettere con il Foglio sul rapporto tra le religioni, l’occidente travagliato, la chiesa in Europa che pare assopita e il ruolo della fede nel contesto attuale. Sullo sfondo ci sono gli ottanta e più morti di Nizza e gli attentati in Germania, fino al sacrificio dell’anziano sacerdote di Rouen. Non sarà una guerra di religione, non c’è uno scontro tra fedi che si contrappongono coltello in mano, ma “il problema delle derive violente del fondamentalismo religioso va ben interpretato”, sostiene Scola. “La mia tesi è che quando l’ideologia (di qualunque origine essa sia) ‘parassita’ la religione presto o tardi, inevitabilmente, si assiste a una deriva radicale dell’esperienza religiosa. Questa può raggiungere gli estremi del terrorismo, ma anche quelli di uno svuotamento interiore della religione, che annulla la sua costitutiva e universale apertura alla totalità del reale. La religione diventa così uno strumento in mano ai poteri dominanti. Si capisce molto bene l’affermazione del Santo Padre ed è del tutto condivisibile. Nella mia esperienza con la Fondazione Oasis, incontrando musulmani di tutto il mondo, ho constatato di persona un equivoco molto diffuso. Quello di pensare che, a partire dal peso straordinario che ha il Corano e dal problema delicatissimo della sua interpretazione, l’islam sia una sorta di coperta che tiene dentro tutto. Invece ci sono molti islam. Ben inteso, questo non significa ridurre l’urgenza di interpretare i fondamentalismi religiosi violenti. E non aiuta a compiere questo lavoro mettere la sordina alla potenza del cristianesimo, fenomeno a cui da qualche decennio purtroppo assistiamo in Europa. C’è una frase di Balthasar che mi colpisce sempre: ‘In tutte le epoche si cerca di ridurre il cristianesimo in modo tale che la ferita che Cristo ha inferto alla storia si possa chiudere. Non è possibile, continuerà a suppurare’. Possiamo dire che oggi in Europa l’impossibile impegno a chiudere la ferita è particolarmente perseguito. Anche, purtroppo, con molta colpa dei cristiani” 

Scola ritiene che si debba rinnovare la pratica della vita cristiana. “Diventa fondamentale, anche dal punto di vista delle nostre chiese in Italia, sviluppare la coscienza della pertinenza della fede all’esistenza di tutti i giorni, della sua capacità di ospitare tutta la realtà. E’ importante, per esempio, essere presenti negli ambienti, non intesi solo come luoghi, ma come generatori di mentalità. E’ importante il lavoro della parrocchia, ma non basta la Chiesa del ‘campanile’ o del ‘campanello’. Qualcosa mi sembra si stia muovendo in questo senso. E’ un inizio di cammino, ma c’è. E’ un segno. La situazione di grande travaglio – che durerà – non ci fa perdere la speranza”.

PADRE JACQUES HAME